Contro il massacro by D. Rodogno
autore:D. Rodogno [Rodogno, D.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: eBook Laterza
ISBN: EPUB9788858104187-61203
editore: Editori Laterza
Capitolo 8. Il non intervento in difesa degli armeni ottomani (1886-1909)
Tutte le informazioni confermano quello che ho detto nelle mie ultime lettere sugli orrori dei massacri, sull’impotenza o sugli incoraggiamenti delle autorità, sui curdi che il governo non ha voluto e non riesce più [...] a contenere, e sulla miseria che dopo i massacri, i saccheggi e gli incendi decima una miserevole popolazione ovunque perseguitata, senza rifugio, senza vestiti, senza nutrimento, alle soglie dell’inverno [...]. Anche se a volte, per un sentimento del tutto naturale negli sventurati, il racconto delle loro sofferenze scivola in qualche esagerazione, i fatti che i nostri agenti constatano coi loro occhi bastano a giustificare l’orrore che questi tristi avvenimenti ispirano in Europa, e la giusta severità che i paesi civili invocano nei confronti di un sovrano sul quale pesa senza alcun dubbio la responsabilità della situazione.
Paul Cambon, ambasciatore francese a Costantinopoli
MAE, CP de la Turquie jusqu’en 1896, vol. 525, doc. no. 209: Cambon à Berthelot, Péra, 28 novembre 1895.
Nei massacri del 1894-1896 persero la vita direttamente 80-100.000 armeni e indirettamente altre decine di migliaia di persone. Gli eventi non furono seguiti da alcun intervento umanitario. Nel periodo compreso tra gli anni Settanta dell’Ottocento e il 1914, durante il quale l’ordine sociale interno dell’impero ottomano cambiò notevolmente, la «questione armena» balzò al centro di dibattiti internazionali, con grande preoccupazione da parte del governo di Costantinopoli. Mentre l’impero era progressivamente respinto fuori dell’Europa, gli armeni venivano rappresentati come una comunità cristiana (ed europea, secondo la grande maggioranza dei simpatizzanti) grande e compatta all’interno delle province «asiatiche». Come osserva Donald Bloxham, dal 1878 in poi le recriminazioni e le aspirazioni degli armeni furono sempre meno espresse attraverso la gerarchia ecclesiastica tradizionale o associazioni politiche ecumeniche e sempre più sovente attraverso i rappresentanti di partiti nazionalisti[615]. L’attivismo di questi partiti acuì il timore del sultano Abdülhamid II di ritrovarsi in situazioni analoghe a quelle che avevano portato a perdite territoriali, dopo quelle decretate nel 1878 durante il Congresso di Berlino e dopo la perdita della Rumelia Orientale nel 1886.
La crisi armena, come quelle di Creta e delle province della Macedonia, fu caratterizzata dalle azioni ostentate di vari gruppi politici spinti dal desiderio di guadagnare l’attenzione della Gran Bretagna, della Russia e della Francia, come fatto in precedenza dai bulgari. I leader nazionalisti armeni pensavano, sbagliando, che all’agitazione e ai massacri avrebbe fatto seguito un intervento delle potenze; era quindi necessario che i governi e l’opinione pubblica dei paesi europei fossero informati della repressione e degli orrori commessi dalle autorità ottomane. I capi della sollevazione non consideravano che il contesto locale e internazionale della questione armena non era identico a quello dei Balcani e che tra l’Anatolia orientale e i Balcani vi erano differenze di posizione geostrategica e di distribuzione etnografica. In Anatolia i cristiani vivevano in mezzo a una maggioranza musulmana, mentre nei Balcani, e in particolare in Bulgaria, i musulmani costituivano una minoranza. Inoltre i nazionalisti armeni non interpretavano correttamente che cosa le grandi potenze intendessero per «riforma»
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